Sui Jet della Pattuglia Acrobatica Italiana

A proposito questa è una foto che celebra il mio primo film. Un servizio di oltre 17 minuti su Canale 5 dove raccontavo cosa provava un pilota della domenica (cioè quelli che volano sui  “Cessna” degli aeroclub) a fare acrobazia sui Jet della Pattuglia Acrobatica Italiana: le mitiche Frecce Tricolori.

Alle mie spalle potete intravedere l’Arriflex che mi ha accompagnato nel volo. Si girava in pellicola ovviamente e nelle manovre acrobatiche la cinepresa pesava troppo per poterla mantenere stabile… per non parlare dello stomaco che non sopportava l’idea di guardare il mondo attraverso un oculare che fliccherava e inquadrava un panorama laterale rispetto al moto del Jet.

Ma alla fine mi ritrovai seduto sul Martin-Baker ( il seggiolino eiettabile) del Jet. Il cervello andava a mille e tremavo all’idea di dimenticare qualche cosa per poi ritrovarmi il giorno dopo con una pellicola da buttare ( i 120 mt di 16mm duravano appena 12 minuti e, ovviamente . bisognava svilupparli per capire se il lavoro era stato fatto bene.

Potevo filmare solo alla mia sinistra per due motivi. Davanti a me avevo il casco del Com. Bonazzi e una parte dell’Head up display del mio posto di pilotaggio, inoltre il canopy del jet deformava abbastanza le immagini. A destra non potevo puntare la cinepresa perché non avevo abbastanza spazio per ruotarla in quanto il casco mi obbligava a tenerla al pelo sulla spalla. Ero quindi costretto a filmare a sinistra obbligando il mio stomaco a degli sforzi che mi hanno portato più volte sull’orlo del disastro…

nonostante tutte le prove e i consigli non ero per nulla sicuro ddi quello che sarei stato capace di fare.

Fortunatamente il film fu un grande successo con tanto di telegrammi dall’Aeronautica Militare di Roma che inorgoglì Canale 5 che l’aveva prodotto. Da questo documentario nacque la mia carriera cinematografica. Da Architetto a regista in 100 minuti!!!

 

Il Com Bonazzi mi da gli ultimi consigli

 

Mi ero allenato facendo un po’ di acrobazia (si fa per dire) ma tra l’emozione dell’avvenimento, la tensione nervosa (dovevo ricordarmi le lezioni per il maneggiamento di una cinepresa altamente professionale) e il continuo andare in apnea per mantenere stabile la cinepresa ad ogni manovra acrobatica il comandante Bonazzi (capo collaudatore Aermacchi) doveva ricordarmi di respirare 100% ossigeno dalla maschera per ritornare quasi normale.

Dopo due missioni di 50 minuti (una su un aereo d’addestramento e l’altra su quello della pattuglia per poter incrociare le riprese) avevo perso 4 kg ed ero fradicio di sudore come se fossi caduto in una piscina, ma la mia vita era cambiata: da allora non avrei più lasciato il cinema.