CHI SONO

Fino alla fine degli anni ’70 credevo che avrei fatto l’architetto per sempre. Ero però l’unico a pensarla così. I miei amici continuavano a dirmi che la carriera giusta per me era quella di giornalista/fotografo. In effetti da molti anni collaboravo con varie riviste di viaggi e sport per trovare il modo di viaggiare gratis e di finanziarmi le attività sportive che amavo… e che erano piuttosto costose. Volare, andare in vela, fare immersioni e alpinismo in giro per il mondo non erano esattamente sport a buon mercato.

Ecco quindi che mi ero inventato il mestiere di fotografo in grado di scrivere articoli decenti. L’idea era stata di raccontare per immagini, in modo da rendere gli articoli delle specie di guide per chi avesse deciso di viaggiare con uno scopo preciso. Viaggiare per arrampicare o fare comunque alpinismo, viaggiare con la barca a vela per esplorare dal mare paesi che normalmente si visitano via terra (ed è tutta un’altra cosa), volare per vedere dall’alto ciò che normalmente si vede a pelo d’acqua o … di terra.

Poi l’OCCASIONE. Un giorno sono al bar dell’aeroclub di Venegono e arriva per l’ennesima volta uno dei piloti collaudatori dell’Aermacchi (la ditta che fabbrica i jet delle Frecce Tricolori) con Artoni, allora responsabile PR, che già conoscevo. Mi avvicino e con un tantino di faccia di tolla inizio a chiacchierare con loro proponendo un servizio fotografico a bordo del loro jet. Picche. Invento allora lì per lì un film per la RAI. Vedo dell’interesse. Insisto: uno scoop per Canale 5 per battere la RAI, da mandare in onda alle 21.00 ( Prime Time!!) Vedo un grande interesse. Peccato che non avessi mai preso in mano una vera cinepresa né conoscessi in Fininvest qualcuno che andasse al di là di una segretaria, carina si, ma pur sempre una segretaria. Artoni dopo qualche giorno mi dice che loro (l’Aermacchi) sono molto interessati. Aiuto! Mi precipito in Fininvest e tramite l’amica conosco Dede Cavalleri responsabile News… Ve la faccio breve. Dopo tre mesi di telefonate incrociate mi sono ritrovato seduto nel cockpit del MB 339 con una cinepresa Arriflex SRII che avevo imparato ad usare (si fa per dire) con un corso super accelerato a casa del suo proprietario – amico mio. Il film fu un grande successo: ricevetti perfino un telegramma di complimenti dall’aeronautica Italiana. Canale 5 mi chiese se avevo altre idee … Bingo!

Tornai in via Brera (allora avevamo lì lo studio d’architettura) e annunciai ai miei due soci che l’architetto Michele Radici era sul punto di diventare il regista Michele Radici. Non so se ho fatto bene ma quello che è sicuro è che da allora ho fatto una vita straordinaria.